Da circa 20 anni "insisto" nell'impostare le nostre strutture di servizio per l'handicap come
Comunità e
Comunità di "adulti".
Il vivere in comunità non è certo facile: basti pensare alle comunità religiose ("vita communis maxima poenitentia"!); alle conflittualità, ambivalenze ed abbandoni in molte comunità per tossicodipendenti; alle ambiguità ed illusorietà di tante comunità per malati psichici; alle tensioni, gelosie, guerriglie di potere, fragilità delle "comuni"...
Ritengo, invece, che per le persone con handicap su base fondamentalmente intellettiva, la comunità sia relativamente facile, molto stimolante ed elaborativa. Non c'è troppa lotta di potere e, se c'è, è certamente meno continua, sottile e subdola. Si può creare abbastanza facilmente integrazione e dimensione relazionale affettivo-emotiva. È ambiente favorevole per la "realizzazione possibile". Per i portatori di handicap fondamentalmente cronico, non si può prevedere un servizio inteso come intervento pedagogico o formativo o terapeutico per tutta la vita! La vita comunitaria è, invece, una risposta significativa che può essere anche continuativa, senza tempi predeterminati, senza dimissioni.
Ma cosa trasforma un Centro in Comunità?
Il Centro diventa Comunità quando scopri che sei passato:
- Per quanto riguarda il servizio e l'ambiente
- da servizio soprattutto alla famiglia ... a servizio soprattutto per i giovani
- dalla famiglia che delega ... alla famiglia che condivide
- dal numero/utenti legato a fattori organizzativi ... al numero che consenta di essere gruppo
- dalla gerarchia istituzionale ... alla organizzazione partecipata
- dalle regole come funzionali al centro... alle regole utili per il vivere assieme
- dall'ambiente ben tenuto, ordinato ... all'ambiente anche vissuto e personalizzato
- dall'ambiente chiuso ... all'ambiente aperto alla comunità territoriale
- dalla struttura anonima ... alla "seconda casa"
- Per le finalità
- dall'assistenza ... alla ricca esperienza di vita
- dal risultato specifico ... al benessere globale
- dal bene del singolo ... al bene del singolo anche nel gruppo
- dall'importanza degli apprendimenti ... all'importanza della relazione
- dall'autonomia come finalità programmata ... all'autonomia come soddisfazione
- Per le modalità di intervento
- dal considerarli "piccoli", in età evolutiva ... al considerarli adulti, nell'età dell'autorealizzazione
- dall'accentuazione dell'approccio pedagogico ... all'accentuazione dell'approccio psicologico
- dal vedere l'altro come "problema" ... al considerarlo soprattutto "persona"
- dal partire dalla parte malata ... al partire dalla parte sana
- dalla correzione ... alla valorizzazione del positivo
- dal giudizio solo oggettivo dei fatti ... al giudizio che considera il disturbo
- dai progetti per cambiarli ... all'accettazione vera
- dal ciò che si deve ... al ciò che piace
- dalla proiezione dei nostri ideali ... all'attenzione ai loro reali bisogni
- dalla trasmissione di regole ... alla condivisione nel fare corretto
- dall'accentuazione del ruolo ... al rapporto più paritario possibile
- dal far fare ... al fare "con"
- dalla comunicazione verbale ... all'accentuazione della comunicazione non verbale positiva
- dai progetti rigidi ... al progettualizzare l'evoluzione
- dall'attenzione ai programmi ... al valore anche dell'appartenenza al gruppo
- dal dare valore alle attività per il loro "specifico"...alle attività come oggetto di relazione, di piacere
- dall'affetto condizionato ... all'affetto "senza condizione"
- Per i giovani
- dall'essere "oggetti" del lavoro degli altri ... al sentirsi "soggetti" con gli altri
- dal dovere e dall'utilità di andare ... al piacere di stare
- dal vivere in ambiente sano, pulito, sicuro ... al vivere in ambiente soprattutto favorevole
- dall'aver a che fare con educatori/istruttori ... all'avere "alleati" e compagni di esperienza
- dal seguire solo proposte ... all'avere delle libertà di scelta
- dal dover capire il perché delle proposte ... alla possibilità di esprimere anche il disagio
- dal limite vissuto come barriera ... al limite come confine vitale
- Per gli operatori
- dal volere "il loro bene" ... al voler loro anche "bene"
- dal lavorare per dovere ... al lavorare anche per piacere
- dall'essere esecutivi ... all'essere responsabili e creativi
- dalla professionalità tecnica ... alla professionalità anche relazionale
- dalla professionalità pura ... alla professionalità con dimensione etica
- dal considerarsi assistenti/istruttori/educatori ... al sentirsi animatori
- dalla specializzazione arroccata ... alla specializzazione integrata
- dall'avere aspettative illimitate ... alla coscienza del proprio limite e dei limiti oggettivi
- dall'essere i cosiddetti educatori di "riferimento" ... all'intervento socio-educativo"del gruppo sul gruppo"
- dalla guerriglia di potere ... alla dialettica costruttiva
- dal fatalismo rassegnato alla presenza del potere ... all'elaborazione dell'istinto del potere
- dal ruolo come potere ... al ruolo come servizio
- dal contenimento autoritario ... al contenimento necessario alla fragilità emotiva
- dall'essere in tensione dopo il contenimento ... al ricercare momenti per il recupero affettivo
- dalle piccole alleanze che frazionano la comunità ... all'alleanza più globale
Si è comunità anche (anzi soprattutto!) quando si va per questa strada: la comunità non è solo progetto ma è questione di spirito, è sempre un processo, un sistema dinamico.